Lo strano caso di Roberta Ragusa
Roberta Ragusa scompare dalla sua abitazione di Gello alle porte di Pisa la notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, nelle stesse ore in cui al largo dell’Isola del Giglio la Costa Concordia terminava la sua agonia nel terribile naufragio che costò la vita a 32 persone.
Il distratto marito, Antonio Logli, se ne accorge solo la mattina seguente. Agli investigatori racconterà di aver lasciato la moglie in cucina, poco prima di mezzanotte, intenta a compilare la lista della spesa. Di essere andato a dormire e di non avere idea di quando e soprattutto perché la moglie si fosse allontanata. In casa, oltre a tutti i vestiti, la borsa, le chiavi della macchina e il telefonino Roberta Ragusa lascia anche i suoi due figli, un maschietto e una femminuccia, ai quali è legatissima. Nessun biglietto, nessuna spiegazione, una vera e propria fuga dal tetto coniugale talmente improvvisa da non consentirle neppure di cambiarsi. Esce così, con un pigiama/tuta rosa e un paio di scarpe da tennis, in una delle notti più fredde dell’anno riuscendo a scomparire nel nulla e provocando, verosimilmente, l’invidia di chi ambisce alla latitanza.
Certo se Roberta voleva scomparire nel nulla, almeno all’inizio il marito e gli investigatori le hanno dato una bella mano. Il primo, in apparenza per nulla allarmato, presentandosi a fare denuncia raccontando la storia di un incidente domestico e di una botta in testa ricevuta qualche giorno prima che avrebbe potuto farle perdere la memoria e quindi la strada di casa. I secondi lasciando passare non giorni ma interi mesi prima di attuare un serio piano di ricerca e persino di effettuare controlli, perquisizioni e verifiche sulla casa e sulle auto della famiglia. Già, ma perché poi perdere tempo dietro una casalinga dalla vita felice e felicemente sposata che, dopo una botta in testa non torna a casa?
Forse perché, tanto per cominciare, la vita di Roberta Ragusa non era poi così felice. A Gello lo sanno in molti (per non dire tutti) che nella villetta di Gello tra marito e moglie da tempo si è messa in mezzo un’altra donna. Non si parla mica di un’avventura occasionale, di una scappatella come quelle che purtroppo a volte fanno finire i matrimoni per colpa di mariti piacioni e mogli inquiete . Niente di tutto questo. Come in uno dei copioni delle peggior commedie Antonio Logli da almeno sette anni ha una relazione stabile con Sara, una ragazza di 28 anni assunta poco più che vent’enne come baby sitter dei suoi figli e promossa anni dopo come segreteria nella scuola guida, l’attività di famiglia alla quale partecipava anche Roberta. Antonio e Sara fanno coppia fissa da anni,sempre insieme, al lavoro e persino in vacanza, quasi una famiglia allargata. Roberta forse lo sa, ma con le amiche nega. Troppo grande la vergogna l’umiliazione subìta.
Antonio che non può fare a meno di sentire Sara, anche solo per telefono. Accade anche l’ultima sera di Roberta, quando dal telefono di Antonio parte una chiamata all’amante. Pochi minuti per dirsi chissà cosa, forse Roberta ascolta, suo malgrado la telefonata. Sono tutte congetture. Di certo c’è che le settimane passano, qualcuno consiglia il Logli di smettere di invitare la moglie a tornare a casa tramite appelli alla trasmissione Chi l’ha visto. In uno degli ultimi appare quasi sorridente, impacciato e imbarazzato: le chiede di tornare, almeno per i figli. Sembra uno che invita la moglie a ricordarsi di prendere l’ombrello se vuole evitare di bagnarsi.
Passano le settimane e i giornali si accorgono che in questo “allontanamento volontario” qualcosa non torna. Iniziano a pressare gli investigatori e arriva, come atto dovuto, l’avviso di garanzia al marito (ancora oggi unico indagato) e l’immancabile perquisizione tardiva nella villetta. Non troveranno nulla, né in questa occasione tantomeno mesi dopo. Il marito continua a proclamarsi, per la legge a pieno titolo, innocente.
Come in ogni caso irrisolto che si rispetti fanno la loro apparizione i cani molecolari, le amiche cominciano a parlare gettando ombre e sospetti soprattutto sul marito tranne una, mamma di un ex compagno di scuola dei figli di Roberta, che si presenta ai carabinieri con la soluzione del caso. “Ho visto Roberta”, dirà a beneficio dei giornalisti, “entrare nello studio di un avvocato”. L’euforia dura lo spazio di un pomeriggio: i giornalisti arrivano prima dei carabinieri e scoprono che una collaboratrice dello studio in effetti assomiglia (vagamente) a Roberta. Si riparte da zero, o meglio da un’altra testimonianza. La cameriera di una stazione di servizio che racconta di una donna in pigiamo rosa e scarpe bianche che, la notte della scomparsa di Roberta, entra nel bagno e ne esce completamente vestita per salire sull’auto di un uomo. Gli investigatori non perdono tempo e rintracciano il sospetto. Ha un piccolo precedente per possesso di coltello, viene descritto come un tipo strano, uno di quelli che la notte la passa in giro a fare chissà cosa. Ma su di lui i sospetti cadono in fretta. Con la sparizione di Roberta non c’entra nulla.
Giornali e televisioni stringono d’assedio la villetta dei Logli. Mentre il marito sceglie la strada del silenzio, nascono comitati e gruppi che chiedono a gran voce che le ricerche, finalmente, comincino. Alla fine si muoveranno anche dei reparti scelti dell’esercito, ma di Roberta nessuna traccia. Ogni tanto arrivano segnalazioni, falsi avvistamenti, lettere anonime. C’è chi giura di aver visto il marito disfarsi degli oggetti personali della moglie, che invita a scavare in giardino e chi punta direttamente al cimitero. Nulla, fino all’arrivo del vero colpo di scena. Immancabile, in ogni delitto, fa la sua comparsa il vero supertestimone.
Un giostraio, tale Loris Gozi, si presenta dagli investigatori con la sua verità, ripetuta in queste ore anche durante l’incidente probatorio richiesto dal Gip. Gozi afferma di aver visto Logli, la notte della sparizione della moglie, in auto intorno all’1 di notte. Non solo, avrebbe anche assistito ad un litigio tra un uomo (Logli?) e una donna (Roberta?) avvenuto in strada. Erano proprio loro? Gozi ne pare certo.
Dal canto suo, Logli ha sempre detto di non essere mai uscito di casa e di essersi accorto della scomparsa di Roberta soltanto la mattina dopo . “Sono tutte bufale”, si ribella l’avvocato di Logli. “Il mio assistito non è mai uscito di casa quella notte e può provarlo. E poi per quale motivo il supertestimone e comunque la sua testimonianza così risolutiva è arrivata dopo un anno? Non ci sono prove né indizi. Noi, invece, possiamo dimostrare ogni estraneità a ciò che è accaduto”.