Liberi gli stupratori di Modena Ma che giustizia è questa?
Liberi, liberi di vivere come se nulla fosse accaduto, come se lo stupro di gruppo fosse un reato da considerarsi poco più grave di una multa non pagata, come se violentare in cinque una ragazzina di 16 anni fosse roba da normale routine, un fascicolo in mezzo a mille altri, tra una lite di condominio e un’eredità contesa.
Liberi, tutti liberi i cinque stupratori “di buona famiglia” modenesi, 4 diciottenni e un diciassettenne che per dare un senso alla loro vita ad una festa hanno fatto ubriacare una loro compagna di scuola di 16 anni e poi quando non è stata più in grado di difendersi e reagire l’hanno portata in un bagno e lì l’hanno ripetutamente violentata. A turno, mentre uno faceva “il palo”, hanno abusato di lei senza pietà, così come senza pietà nei giorni successivi hanno continuato ad umiliarla vantandosi della loro impresa, arrivando persino (raccontano ora i compagni di scuola) a ironizzare sulla disperazione della loro vittima.
Colpisce e ferisce il loro comportamento, ma anche quello degli amici e ancor più delle amiche presenti alla festa. In tutto erano una ventina: possibile che nessuno si sia accorto che la loro compagna era finita in balìa del branco? Possibile che nessuno, nemmeno un’amica abbia notato che la ragazzina era stata portata di peso in bagno e lì trattenuta contro la sua volontà? Difficile da credersi almeno quanto terribile è il prendere atto di come i rapporti in questa società siano ormai ridotti per lo più a merce di scambio. Amicizie virtuali, spesso di comodo o facciata: e al momento del bisogno, ognuno pensi per sé.
Resta da chiedersi chi siano gli stupratori: giovani mostri, figli degeneri di una cultura degenerata, cresciuti tra videogiochi violenti e l’esempio offerto dal mercato delle vacche e dei tori tirati a lucido per la gioia della De Filippi. Giovani vigliacchi che si scoprono coraggiosi solo nel branco, cresciuti nella convinzione che le donne siano oggetti sempre a disposizione, da avere a qualunque costo, grandi conoscitori del sesso su internet quanto totalmente privi della ben che minima educazione sentimentale, di quel senso di rispetto nei confronti dell’universo femminile che i genitori italiani sembrano non riuscire ad insegnare ai propri figli.
Giovani mostri liberi grazie alla giustizia italiana, a qualche giudice che ha ritenuto “non opportuna e necessaria” la detenzione in carcere. In fondo, avrà pensato, non è morto nessuno e questi ragazzi di buona famiglia certo non pensano a scappare, a violentare di nuovo oppure ad inquinare le prove. E poco importa se la vittima, come sempre più spesso accade, se li ritrova a scuola, a pochi metri di distanza. E così per loro solo una denuncia a piede libero con l’accusa di violenza sessuale di gruppo aggravata, lasciandoli liberi di poter raccontare agli amici che “quella se l’è cercata, in fondo lo voleva, è stata lei a provocarli”. Eppure i carabinieri non hanno dubbi: si è trattata di una violenza bestiale, di un piano criminale messo in atto con lucidità e ferocia. Ci sono le testimonianze, ci sono le prove. C’è l’immediata denuncia della ragazzina. Peccato che ci siano anche la Procura di Modena e il Tribunale dei minori di Bologna che la pensano diversamente. E così questo branco di piccoli sciacalli è libero di tornare alla vita di sempre: videogiochi, mercato delle bestie e perché no: Maradona e il gesto dell’ombrello. Come vedete i cattivi maestri non mancano mai.
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