Milo Infante

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Lega, è scontro finale Bossi attacca: “Maroni è un traditore”

Lo scontro finale, tra Bossi e Maroni, è iniziato. Ci va giù duro, il senadùr, con il suo compagno di viaggio Roberto Maroni. “E’ un traditore, chi ha tradito una volta lo farà ancora, è destino”.

Si riferisce al 1995, quando Maroni sconfessò la scelta di Bossi di far cadere il governo Berlusconi, e fu quasi linciato al Palatrussardi dal popolo leghista inferocito che chiedeva la sua testa. Fu salvato, in quell’occasione il “Bobo”, da un abbraccio di Bossi che zittì la platea del Palatrussardi  mentre tutt’intorno venivano “giustiziati” i fedelissimi di Maroni.

Di tutta la strada che i due hanno fatto insieme, dai primi manifesti di nascosto dagli avversari politici e dalle “guardie”, dallo sbarco a Roma al primo giuramento da ministri è rimasto davvero ben poco. Oggi i due sono nemici, ben poco potranno fare i  rispettivi “fedelissimi”  per riportare la pace nella Lega. Ma anche questo era già stato scritto nel destino della Lega, sin dal momento in cui nella “versione  2.0” di Maroni, a Bergamo,  comparvero le scope e iniziò il repulisti (per qualcuno le epurazioni) all’interno del Movimento. Così Bossi ricorda la serata, intervistato da Repubblica : “No quella umiliazione  è  stata troppo grande, un’ingiustizia troppo grande. Non lo rifarei mai, non ripeterei quelle parole. A Bergamo mi ci avevano trascinato in manette”. bossi-maroni-4201

Già perché il tutto, come di solito avviene nelle rivoluzioni e nei colpi di Stato, accadde in una notte. Quando Bossi, “il capo che non si discute”, divenne di colpo l’ingombrante vecchietto da pensionare, il simbolo malato di una lega moribonda afflitta da quella “ladronite acuta” che per anni aveva tentato (inutilmente) di combattere e che alla storia è passata come “Roma Ladrona”. D’altronde tutto, nell’inchiesta della magistratura, negli “affari sporchi” di Belsito faceva  davvero pensare ad una gestione della Lega degna di un qualunque dittatore di “Bananas”. Persino la cartelletta “The family”, con le spese sostenute per la famiglia Bossi sembrava uscita dagli sceneggiatori dei Soprano, con i giornali sapientemente e quotidianamente riforniti con materiale “esclusivo”, “esplosivo” ma  a volte anche clamorosamente falso. Come lo “scoop” del  Corriere sullo yacht comprato con i soldi dei rimborsi elettorali per il sollazzo di Riccardo Bossi. Una vera e propria bufala giornalistica rivelatasi senza alcun fondamento. Ma anche in quel caso Maroni non si era lasciato scappare l’occasione per lanciare l’ennesimo affondo: “Se è stata comprata con i soldi della Lega la rivogliamo”. Chissà, forse pensava alle sue vacanze, oppure di venderla per restituire i soldi ai cittadini. Di sicuro non ha pensato di chiamare il suo vecchio amico e capo per chiedergli se davvero Riccardo si fosse fatto intestare uno yacht pagato con i soldi della Lega. Roba da un paio di milioni di euro, mica bruscolini.

Isolato, con i suoi fedelissimi messi in un angolo o epurati, il vecchio leone  è rimasto nella sua caverna a leccarsi le ferite, aspettando pazientemente che il suo successore venisse sfiancato dai risultati elettorali e dal crescente malcontento della base. Poi ha lanciato un primo affondo, per saggiare la sua reazione. Un’intervista a Il Fatto Quotidiano  con cui ribadiva il suo ruolo di padre fondatore della Lega e reclamava una maggiore attenzione. La risposta di Maroni non si è fatta attendere: sui giornali del giorno seguente ecco improvvisamente tornare alla ribalta il tema di “quanto costa Bossi alla Lega” e la minaccia di ridurre ad un terzo l’appannaggio destinato al vecchio leader. Per tutti vale il titolo di Libero: “Maroni taglia i fondi alla “family” e la Lega risparmia 1 milione di euro”.

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Solo il tempo (ormai alla scadenza) ci dirà se questa contromossa del “giovane” leone si ritorcerà contro di lui portando alla Lega 2.0 forse non tanto nelle mani di Bossi quanto ad un ulteriore lento declino. Certo il nuovo affondo di Bossi non si è fatto attendere.

E sempre a Repubblica ha attaccato a testa bassa. “Maroni è solo un traditore, a me non mi ammazza nessuno e stavolta mi hanno fatto davvero inc… Ilcapo della Lega resto io”.

“La Lega – ha detto – a me e alla mia famiglia non ha mai dato dei soldi che non servissero per la

Militanza. Maroni sta distruggendo la Lega, butta fuori la gente. Quel mio colpo di genio con cui avevamo preso la guida di Veneto e Piemonte con Zaia e Cota, di questo passo, al  prossimo giro che lo sogniamo. Maroni “non ha i nostri ideali. Quando uno tradisce una volta, e Maroni quando ruppi con Berlusconi nel 1994 gli sedeva accanto e si opponeva, poi tradisce sempre”. La pressione su di me – conclude –  s’e’ fatta irresistibile. Devo per forza rimettermi alla guida del partito”.

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Chissà se nel futuro di Bossi c’è davvero scritto di fare la fine di William Wallace, l’eroe di Braveheart a lui tanto caro oppure, come in Highlander, di rimanere solo a capo della Lega. Il finale di questa storia viene scritto in queste ore. Ed è un finale che riguarda anche il futuro delle regioni del Nord, soprattutto della Lombardia, che, nell’ipotesi in cui Bossi prevalesse,  difficilmente potrebbe essere ancora guidata da Maroni e dai suoi fedelissimi.

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