Non è con le lacrime che si ferma la strage dei migranti
Non bastano certo lacrime e commozione a fermare la strage dei migranti. Non è con le parole, le intenzioni buone e meno buone che possiamo evitare che al largo delle nostre coste si consumino stragi spaventose. L’ultima, la scorsa notte, ha un bilancio tremendo: almeno 50 morti, tra questi 10 sono bambini.
Mentre l’Europa continua nel suo drammatico immobilismo a noi italiani, lasciati soli, non resta che continuare a fare quello che sappiamo fare meglio, ossia muoverci (poco e male) sull’onda dell’emozione e della commozione prendendo provvedimento inutili se non dannosi.
Sarebbe invece opportuno prendere atto di alcune verità incontrovertibili. La prima è che per evitare le stragi del mare occorre impedire a queste imbarcazioni di prendere il largo. Bloccarle e distruggerle quando ancora debbono salpare. E questo per un motivo chiaro a tutti tranne a chi ci governa: se una barca può ospitare in sicurezza 20 persone possiamo anche triplicare il numero sperando in un po’ di fortuna e nel mare calmo. Ma se moltiplichiamo per 10 o addirittura 20, come è capitato di constatare, ecco che la tragedia è quasi inevitabile. Basta un’onda più alta delle alte, uno spostamento improvviso da parte dei passeggeri e il gioco è fatto.
La seconda è che prima di poter accogliere nuove ondate migratorie dobbiamo dotarci di leggi e regole certe che consentano un’accoglienza dignitosa e soprattutto un’integrazione reale nella nostra società. In altre parole dobbiamo valutare il reale bisogno di immigrati nel nostro Paese offrendo loro un lavoro e una casa (attenzione: diritti che sempre più spesso sono negati anche agli italiani) e provvedere al loro dignitoso sostentamento fino alla totale autonomia.
Basta con campi profughi disumani ma basta anche a un’immigrazione clandestina che spesso finisce ad andare ad ingrossare le fila dell’esercito della criminalità organizzata e non. Si pensi, a tal proposito, che secondo uno studio pubblicato dai Radicali gli extracomunitari nelle nostre prigioni sono quasi la metà dell’intera popolazione carceraria, circa 23mila.
In tutto questo l’abolizione della Bossi Fini, per quanto inutile (sul fronte dei rimpatri) e costosa (processi e multe a carico di persone nullatenenti che quindi non pagheranno mai) può avere un effetto devastante, se dovesse passare il messaggio che in Italia basta arrivare per ottenere un permesso o addirittura per quanto riguarda i nascituri, la cittadinanza con lo ius soli. Migliaia di persone, soprattutto donne e bambini, continuerebbero ad affrontare pericoli mortali inseguendo un sogno che, una volta in Italia, rischia di trasformarsi in incubo. Sempre ammesso di sopravvivere alla viaggio.
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