Le tragedie accadono perché non sappiamo affrontare le difficoltà
Le statistiche sono infarto: un omicidio ogni due giorni. L’Italia è in vetta alle classifiche europee in tema di regolamento di conti domestici. Forse la parola regolamento è riduttiva.
Non tutto ciò che accade dentro le case è regolamento. I tradimenti, le separazioni, gli abusi, i figli requisiti si assommano ai raptus, ai disturbi psichici, ai soldi, alle liti passionali.
La famiglia – ci tengo a ripeterlo – da sempre o è un paradiso o è un inferno, soprattutto nella visione cattolica italiana. Non esiste il purgatorio o clima tra il caldo e il freddo. Il tiepido non fa parte del vocabolario familiare.
Il bisogno di amare è sempre più percepito, ma sempre meno conseguito. Nella società della fretta, del tutto e subito, dell’avere e non dell’essere, non trova asilo l’amore, che è tutt’altro.
Riportando questi misfatti tra le pagine di cronaca nera, facciamo un errore. Non è solo regolamento nero quanto succede. I risvolti sono infiniti, come sono infiniti i brandelli di cuore che lasciamo sanguinanti lungo le siepi dei sentieri affettivi.
Oltre i regolamenti, le immaturità, le istintualità dirompenti, fa sempre più breccia una violenza difficile da interpretare. La nostra società sprigiona violenze di nuovo tipo non più banali, esplicite e bestiali.
Lo dico perché altrimenti non mi spiegherei il 45% di misfatti al nord. E, tantomeno, mi spiegherei le pesanti atrocità di famiglie quasi normali o più che normali. Le frasi: “di buona famiglia”, “persona tranquilla”; “non abbiamo mai notato litigi e comportamenti strani” ci vengono ripetute da inquilini troppo diversi per non essere vere o verosimili. Allora?
Una violenza gratuita, impensata, inspiegabile, dove nasce? Non mi hanno mai convinto le spiegazioni stranote degli interpreti della psiche. Ci sono sempre state distanze abissali tra i desideri sconfinati che si racchiudono nell’avventura amorosa e la banalità quotidiana dei gesti che la rappresentano. Questo scompenso, nel passato, lo risolvevamo accettandolo, fatalmente, religiosamente, pazientemente. Oggi non è più così. Nessuno accetta più mediazioni, interlocutori, tempi lunghi e gradualità.
Sta qui, per me, una delle cause. Non abbiamole spalle per tenerci i disagi, i dolori, i figli indesiderati, l’avventura galante, la malattia grave, l’amore che non ci dà niente fisicamente.
Lo spirito non ha più fascino. La gratuità non c’è da giovani e tantomeno da vecchi. Soprattutto è spartita la capacità di addolcire i momenti difficili, di ascoltare i problemi altrui, di parlarsi guardandosi negli occhi.
La vita è grandiosa anche se l’uomo è piccolo e l’abisso che c’è tra la vita e l’uomo lo possono colmare solo la genuinità delle relazioni e la straordinarietà che sprigionano gli avvenimenti quotidiani