Il cyber bullismo va fermato Le più pericolose sono le ragazze
La vicenda della piccola Carolina impone una riflessione su di un fenomeno, il cyber bullismo, troppo a lungo sottovalutato. In particolar modo quello femminile.
Con l’avvento delle nuove tecnologie e in particolar modo dei social network infatti i bulli che per le loro imprese si “accontentavano” di un pubblico limitato ai compagni di scuola e del quartiere, hanno trovato nel mondo virtuale una cassa di risonanza e diffusione inimmaginabile. Il perché è semplice: un video, postato nel più piccolo comune d’Italia può essere visto in breve tempo anche da milioni di persone, dando al bullo la soddisfazione di un successo personale. Pensate al meccanismo, per qualcuno “perverso” dei consensi e dei “mi piace” su Facebook o dei follower su Twitter: stessa sostanza
Bulli sempre più attivi, quindi, ma anche “preparati”. Sempre più spesso, infatti, per evitare conseguenze anche penali alle loro azioni i ragazzi riprendono solo le loro vittime, stando bene attenti ad evitare di esporsi direttamente. Ecco quindi che l’immagine rubata in uno spogliatoio o strappata in un momento di intimità spesso finisce immediatamente in rete, anche in forma anonima, e si trasforma in un vero e proprio motivo di imbarazzo e sofferenza per la vittima.
Contrariamente a quello che molti ritengono, poi, le più spietate in questo gioco al massacro sono proprio le ragazze, dal momento che la violenza che esercitano nei confronti delle loro vittime è psicologica e quindi più devastante rispetto a quella che può essere l’aggressione fisica “tradizionale” del bullo, ossia spinte e piccole prevaricazioni.
I risultati, di questo cyber bullismo, come detto, sono devastanti. Le vittime, derise e umiliate, messe in questa gogna mediatica potenzialmente infinita, spesso subiscono danni irreparabili se non si agisce in tempo rimuovendo ogni traccia sul web e soprattutto sulla loro autostima.
Intervenire è ormai doveroso e non più rimandabile. Famiglia, scuola, istituzioni e medici devono lavorare insieme per educare i nostri figli al rispetto degli altri, cominciando dai più piccoli, in quelle classi elementari dove cominciano a formarsi i gruppi e dove i bimbi più deboli possono rischiare di essere emarginati e quindi sottoposti a bullismo. A tal proposito occorre ricordare che è ormai scientificamente provato che alcune malattie debilitanti e persino innocui e passeggi “tic nervosi” possono contribuire mettere il soggetto che ne soffre al centro dell’attenzione dei bulli.
Dobbiamo insomma spiegare ai nostri figli come utilizzare i nuovi mezzi di comunicazione ma anche a proteggersi dal loro utilizzo improprio. Cominciando magari a disincentivare i più giovani (ci sono casi di bambini di 10 anni con l’account su Facebook) dall’utilizzare i social network come passatempo gestito in assoluta autonomia e senza nessun controllo da parte dei genitori