Abbandonati dallo Stato Ecco il perché di tante tragedie
Tra le notizie drammatiche che la cronaca ci propone purtroppo tutti i giorni c’è un comune denominatore: la solitudine.
Il bilancio è tremendo, e non risparmia nessuno: genitori che uccidono i figli, lavoratori che si tolgono la vita perché hanno perso il lavoro o che tentano il suicidio perché una banca, per un debito di poche migliaia di euro, gli ha portato via la casa. Il quadro è sconfortante, ma ancora più paura fa il silenzio dello Stato, che invece dovrebbe intervenire immediatamente, per ridare fiducia, speranza e soprattutto un futuro a chi oggi non ce l’ha più. E si sente solo, terribilmente solo, in una società dove ancora oggi è premiato il più forte, e chi soffre o è debole viene considerato un peso per tutti, da arginare e isolare il più presto possibile.
Dietro ad un padre, o una madre, che uccide i propri figli c’è la disperazione di credere di non poter più dare un futuro ai propri cari. Dietro ad un lavoratore che si uccide, c’è la disperazione di credere di non poter più rientrare nel mondo del lavoro, di poter camminare a testa altra tra la gente senza essere considerato “un fallito”, uno che non riesce a mantenere la propria famiglia.
Ma soprattutto, dietro queste tragedie, c’è l’assenza di una rete di protezione adeguata, un sistema che possa intervenire in maniera efficace laddove le sofferenze lo richiedano.
Pensiamo alla mamma di Busto Arsizio che getta i propri bimbi dal sesto piano della sua abitazione, e che era in cura per una forte depressione, evidentemente sottovalutata. E ancora al 62enne che, con a carico moglie e due figlie, si vede portare via la casa dalla banca per un debito di 10mila euro. E’ notizia di ieri che la Guardia di Finanza ha acquisito tutta la documentazione bancaria relativa alla questa vicenda, e che il Codacons ha presentato una denuncia nei confronti della banca per istigazione al suicidio. Evviva. Ma davvero non potevamo pensarci prima? Davvero dovevamo aspettare che un uomo cercasse di togliersi la vita e ferisse gravemente altre due persone prima di intervenire?
L’imprenditore di Savona che si è tolto la vita a Vado Ligure poco tempo fa aveva chiesto aiuto a Grillo, che in più di un’occasione aveva parlato della sua vicenda nei suoi comizi. Chissà a quante porte aveva bussato, a quante persone aveva chiesto aiuto il cassintegrato che si è gettato da un ponte nel viterbese
Una vera e propria richiesta di aiuto caduta come sempre nel vuoto, lasciando in chi soffre o ha problemi quella sensazione di solitudine e impotenza che spesso non lascia scampo.
Quello che più mi inquieta e infastidisce di queste vicende sono le interviste, accompagnate da facce affrante ( spesso solo di circostanza) rilasciate da quei politici, sindaci e amministratori, che si dicono sconsolati e addolorati per “il gesto disperato che nessuno poteva prevedere”. Nessuno, o forse solo loro
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