Il primo maggio è la festa dedicata ai lavoratori e alle battaglie che hanno combattuto per difendere il loro diritto a lavorare. Lavorare per un giusto stipendio e nel rispetto della loro sicurezza e dignità. Diritto a non essere sfruttati, affamati, licenziati per le loro idee e ciò in cui credono.L’Italia del lavoro, mai come in questo momento, soffre. Soffre di mancanza di lavoro. Il tasso generale ha superato l’11%, la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 38,4% e continua ad aumentare. Nel nostro Paese l’Istat ci dice che sono 650 mila i giovani tra i 15 e i 24 anni in cerca di un’occupazione. Per non parlare delle donne, altra categoria di lavoratori altamente a rischio. Provate a fare un figlio e a tornare a lavorare: più facile a dirsi che a farsi. Nido solo a pagamento (ma che fine hanno fatto quelli aziendali?) part time difficile da ottenere, ruoli dirigenziali di fatto preclusi. E ancora a chi un lavoro lo perde, e magari ha più di 40 anni. Per tutti possibilità di trovare un lavoro? Poche, purtroppo, almeno finché il governo non capirà che tassare, tagliare e penalizzare sono azioni che non favoriscono l’occupazione. Pagare i debiti accumulati con le imprese, ridurre le tasse, combattere senza pietà evasori fiscali e chi costringe a lavorare in nero o per due soldi, questi sono interventi che non possono e devono essere rimandati.Pensate, solo per fare un esempio proprio di ieri, a quella importante società operante nel settore pubblicitario, la Fma, con sede a Milano, accusata dalla Gdf di aver impiegato 710 lavoratori irregolari, tutti italiani. Secondo le verifiche dei finanzieri, i lavoratori risultavano falsamente regolarizzati da una società cooperativa con sede a Livorno, ma in realtà erano tutti precari, pagati 6-8 euro all’ora e impiegati per la realizzazione di numerose campagne promozionali per importantissimi (e ignari) clienti. Qualche esempio? Pepsi, Star, Biffi, Msc Crociere, Kodak, Coca cola, Sky, Walt Disney e Telecom. Tra il 2010 e il 2012, avrebbe fatto lavorare in modo precario persone tra i 20 e i 60 anni come promoter in vari centri commerciali siti nel Nord Italia (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Veneto), per periodi ricompresi tra i 2 ed i 5 giorni con orario medio pari a otto ore giornaliere, per una retribuzione che non supera i 50 euro al giorno. Se non è sfruttamento questo…In Italia c’è ancora tanto da fare. Non esiste una legge contro il mobbing, tanto per fare un esempio. E i sindacati inevitabilmente finiscono con il pensare solo a chi un lavoro ce l’ha già, e così gli “altri”, i disoccupati, si ritrovano sempre più soli e deboli. Guardiamo al nostro passato pensando al futuro e non dimentichiamoci mai che il lavoro è diritto, e come tale, a volte, occorre combattere per difenderlo.Auguri a tutti. Ma soprattutto a chi un lavoro, in questo momento, combatte per difenderlo oppure lo sta cercando
1 commento
Lilli Ascoli Felici - mercoledì, 1 Maggio 2013, 10:21 am
Lavoro e Rispetto Vanno a Braccetto
Se Si perde questa Autonomia
Inizia inevitabilmente un Degrado Fisico e Mentale
Auguriamoci al più presto una ripresa per i Giovani e per Tutti NOI
Auguri per chi Lotta per la Dignità dei Lavoratori e delle Lavoratrici Madri che nel doppio Ruolo sono da Sostegno
All’Umanità Intera
LILLI
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Lavoro e Rispetto Vanno a Braccetto
Se Si perde questa Autonomia
Inizia inevitabilmente un Degrado Fisico e Mentale
Auguriamoci al più presto una ripresa per i Giovani e per Tutti NOI
Auguri per chi Lotta per la Dignità dei Lavoratori e delle Lavoratrici Madri che nel doppio Ruolo sono da Sostegno
All’Umanità Intera
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