Ha ucciso Roberta Ragusa Ma il marito resta libero
Alla fine ad aver ucciso Roberta Ragusa è stato proprio Antonio Logli, il marito, come purtroppo recita un tragico copione quasi quotidiano anche nel nostro Paese. Per lui vent’anni di carcere ma fino ad oggi neanche un giorno di galera. Così ha deciso il giudice Elsa Iadaresta, accogliendo le richieste dell’accusa riconoscendolo colpevole dell’omicidio della moglie e la distruzione del corpo.
I Pm Alessandro Crini e Aldo Mantovani avevano chiesto trent’anni per l’elettricista di Gello «colpevole di omicidio volontario oltre ogni ragionevole dubbio», ma grazie al rito abbreviato chiesto dai difensori di Logli, Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri, le pena è stata ridotta di un terzo e dunque non avrebbe potuto essere superiore a venti. Logli è stato anche interdetto per sempre dalla potestà genitoriale: non potrà più occuparsi della figlia di 15 anni ma solo della sua storica amante, Sara Calzolaio, ex baby sitter dei suoi figli (ha anche un maschio oggi maggiorenne) e successivamente promossa sua collaboratrice nell’autoscuola di famiglia oltre che ovviamente amante.
Un delitto perfetto, lo definì qualcuno nel lontano 2012, per il semplice fatto di Roberta Ragusa non v’era più traccia. In realtà ancora una volta furono le indagini sbagliate dei primi giorni a portare fuori strada gli investigatori. Convinti com’erano, in un primo momento, che una madre di due figli potesse davvero alzarsi la notte in pieno inverno e sparire nel nulla vestita solo del suo pigiama, senza soldi, borsa e cellulare.
Settimane importantissime trascorsero senza che venissero richiesti esami approfonditi sulle auto e il furgone della famiglia, senza che la casa e le annesse dipendenze fossero esaminate dalla scientifica.
Come sempre accade cominciarono avvistamenti in tutta Italia di Roberta, ma alla fine, dopo quasi due mesi,fu chiaro a tutti che andava cercato un corpo, e non una persona che si era allontanata volontariamente.
Eppure gli indizi erano evidenti, e sotto gli occhi di tutti, con quell’Antonio Logli che non si sforzava neppure di recitare la parte del marito preoccupato per la scomparsa della moglie. Che davanti alle telecamere rivolgeva appelli con la stessa partecipazione emotiva di un improvvisato venditore di aspirapolveri al suo ultimo giorno di lavoro.
Raccontando la sua inverosimile verità, fatta di un marito che va a letto la sera e si accorge solo l’indomani mattina che la moglie è sparita nel nulla, e che ancora aspetta fino a mezzogiorno prima di chiedersi dove mai sia finita. Sorridendo, persino, mentr e, guardando le telecamere, invitava la moglie a tornare a casa… Un “lutto” finito in fretta peraltro, quello del Logli, che pochi mesi dopo la scomparsa della moglie si era portato in casa la sua amante storica.
Già, davvero un’amante storica, Sara Calzolaio. Un’amante di cui tutti sapevano l’esistenza ma che Roberta si era sempre rifiutata di riconoscere. Fino all’ultimo. Fino ad una sera di gennaio in cui si decise finalmente ad affrontare il marito durante una litigata cominciata in casa e poi proseguita all’esterno, forse per non svegliare i figli, e finita sotto gli occhi di un giostraio, Loris Gozi, divenuto poi il supertestimone che aveva raccontato di aver visto Logli e Roberta Ragusa litigare in strada la notte della scomparsa della donna.
Fondamentali le telefonate registrate quella notte e la mattina seguente: le prime fatte da Roberta Ragusa a Sara Calzolaio (probabilmente per chiederle davanti al marito conferma della loro relazione) e le seconde fatte proprio dal Logli, la mattina seguente alla sua amante raccomandandole prima di spegnere il telefono e poi di far sparire quello che adoperava per le loro conversazioni segrete.
Le amiche raccontarono che negli ultimi giorni Roberta era molto nervosa. Forse aveva capito qualcosa della relazione del marito, Antonio Logli, con l’amante, che sapeva esistesse ma non pensava fosse Sara, la donna sulla quale pochi giorni prima a un’amica aveva detto «su lei ci metterei la mano sul fuoco, non è l’amante di mio marito». Ma poi aveva confessato a una conoscente che «il sabato e la domenica mio marito se ne va continuamente».
Due sono i quesiti ancora aperti. Il primo, cui forse si potrà dare una risposta tra qualche mese, riguarda se e quando Antonio Logli sconterà almeno parte della sua pena in carcere. La seconda, destinata a rimanere senza risposta, è invece dove sia stato sepolto il corpo di Roberta.
Almeno questo, a questo punto, il Logli potrebbe confessarlo.