Ecco un ottimo esempio di svuotacarceri all’italiana: prendiamo un bel serial killer con tre omicidi alle spalle e l’abitudine a sparare in bocca alle sue vittime, colpevole anche di varie rapine ed estorsioni, più volte giudicato seminfermo in mente e oltretutto con il vizietto di provare a scappare. Insomma, un tipino pericoloso affidato, si fa per dire, alle amorevoli cure del carcere di Genova. Come negargli un bel permesso premio? Dai, su, in fondo è Natale per tutti, anche per i serial killer con sei tentativi di fuga alle spalle, devono aver pensato quelle menti illustri che seguivano il sui percorso di riabilitazione. Ed ecco fatto, una firma e Bartolomeo Gagliano può tranquillamente uscire dalla porta principale del carcere di Marassi, andare a casa a preparare tre valige, armarsi di pistola e  sequestrare un panettiere a Savona scappando poi con la sua auto.

Sconfortante, e sconcertante, la difesa del direttore del carcere genovese di Marassi, Salvatore Mazzeo: “Non sapevamo che avesse quei precedenti penali, per noi era un rapinatore”. Dichiarazioni ridicole che mostrano lo stato attuale di salute in cui si trova il sistema carcerario italiano, il sistema di un Paese dove (e lo sanno bene gli imprenditori) per ottenere un qualsiasi permesso lo Stato impone montagne di carte e adempimenti burocratici, compresa la prova di essere in vita.

Ma i delinquenti, si sa, godono sempre di un occhio di riguardo nel Paese dove Caino è sempre più importante di Abele, anche perché come nella storia è l’unico che resta in vita. Giusto giusto per fare un esempio  ne sanno qualche cosa i vari Vallanzasca (scappato più volte grazie alla superficialità dei suoi guardiani) e i vari Farina e Cubeddu (sequestratori condannati all’ergastolo ma in vacanza premio quando sequestrarono l’imprenditore Soffiantini).

Vale la pena raccontare la storia di questo assassino che vanta nel suo curriculum almeno 3 omicidi e un tentato omicidio. E poi, come detto, evasioni, rapine ed estorsioni. Si comincia nel 1981, quando ammazza a colpi di pietra la sua fidanzata di 26 anni, Paolina Fedi dedita alla prostituzione. Confessa e viene dichiarato “ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. Ci resta solo 2 anni poi, in occasione di un permesso premio, evade e sequestra una famiglia a Massa Marittima. Finisce con uno scontro a fuoco con la polizia. Riportato in carcere ci resta poco. Nel 1989 altro permesso premio e altra evasione durante la quale ne approfitta per uccidere elegante quartiere di Carignano, colpisce ancora e uccide un travestito ferendo anche il suo cliente. Non contento il  giorno dopo, nella stessa zona, sparò al volto di un prostituta, 29enne ferendola gravemente. 

Seguono altre evasioni, sempre in occasione di permessi: nel 1990 (durante questa fuga spara in faccia alla sua fidanzata, a Firenze) e ancora nel 1991 e nel 1994 quando fu accusato del ferimento di un metronotte a Pietra Ligure. Incredibilmente nel 2002 venne liberato, in quanto considerato «guarito». Torna a vivere dai genitori, ma per mantenersi cominciano le rapine:  4 ai danni di supermercati e uffici postali. L’Ultimo nel 2005, alle poste di Savona. Condannato a 3 anni e 6 mesi esce dopo pochi mesi nel 2006 grazie all’indulto. In libertà ci resta poco, torna in carcere per estorsione.  Seguono vari atti di violenza anche all’interno del carcere.

In serata le parole del ministro della giustizia Cancellieri: «È inutile negare che questo rischia di essere un duro colpo a quanto stiamo facendo per rendere il carcere un luogo più civile e in grado di assolvere alla propria funzione rieducativa. Si tratta di un episodio gravissimo che richiede un accertamento molto rigoroso, faremo chiarezza ed individueremo eventuali responsabilità»

Su una cosa, caro Ministro, siamo d’accordo. Si tratta di un episodio gravissimo. Forse i criminali dovrebbero restare in galera e non usufruire di permessi premio. Specialmente i serial killer.