Gioventù bruciata: Due storie di abbandono e disagio Roma:16enne vittima dei bulli tenta il suicidioTorino: 17enne arrestato botte e minacce alla fidanzata di 15
Due storie diverse, quelle che arrivano da Roma e da Torino, due storie di bullismo e di violenza. Storie diverse ma in qualche modo legate tra loro, protagonisti due ragazzi, di 16 e 17 anni. Il primo è una vittima. L’altro, un bullo. Il primo ieri ha tentato il suicidio gettandosi dal terzo piano della scuola ed è vivo per miracolo. Il secondo è stato arrestato dai carabinieri dopo aver compiuto l’ennesima violenza ai danni della sua fidanzatina di 15. Accade a Ceriale, in provincia di Torino. Adesso il 17enne è rinchiuso nel carcere Ferrante Aporti di Torino, ma potrebbe essere presto affidato ad una comunità protetta. I due avevano iniziato a frequentarsi dall’ottobre scorso, ma la relazione ben presto è diventata ossessiva: lui disoccupato, lei studentessa modello. La situazione negli ultimi tempi è degenerata tanto che la giovane è tornata dai genitori con il volto tumefatto. A chiedere l’intervento dei militari erano stati i genitori della quindicenne. Dei genitori del suo aguzzino, nessuna notizia.
Si sa qualche cosa, invece, di quelli del sedicenne di Roma. In particolare del padre, e della sua “riluttanza” ad accettare l’omosessualità del figlio, al punto da arrivare ad umiliarlo anche un pubblico. Se non un “padre padrone”, di sicuro un padre insensibile e retrogrado che per anni ha vessato il figlio relegandolo in un inferno di insicurezze e fragilità. Salvo poi andarsene di casa in cerca di una nuova vita. Qualcuno direbbe “per fortuna”.
Inferno che, come in altre situazioni analoghe, il sedicenne ha ritrovato purtroppo anche a scuola, finendo ben presto nel mirino dei “bulli”, che della sua omosessualità ne avevano fatto un motivo di scherno e insulti.
L’epilogo lo conoscete, inutile ripetersi. Prima di lanciarsi nel vuoto il sedicenne ha trovato la forza di scrivere sul suo profilo facebook alla mamma: “Scusami, non ce la faccio più”. Poche parole che pesano come macigni. Non sulla madre, lasciata sola a curare delle ferite profonde, quanto sulla scuola e sugli insegnanti oltre che ovviamente su tutti quegli compagni che hanno lasciato solo il loro “amico”. “L’ha fatto perché viene sempre deriso a scuola”, hanno confermato i compagni di classe. Bene, bella scoperta. Ma è impossibile non chiedersi se davvero chi poteva e doveva aiutare questo ragazzo ha fatto tutto ciò che doveva essere fatto. Dove sono gli insegnanti che sanno prendere posizione in maniera autorevole, di fronte a queste forme di persecuzione? Dove sono i compagni di scuola, quelli che un tempo quando un bullo ti prendeva di mira si schieravano al tuo fianco pronti anche a fare a botte per difenderti? O ancora, pensando a Carolina, a quelle compagne che ti stavano accanto e ti proteggevano anche da te stessa quando magari esageravi e qualcuno tentava di approfittarne?
Qualcuno, prima o poi, dovrà trovare una risposta affinché tutti insieme possiamo aiutare i nostri figli a crescere migliori di come siamo noi.
Purtroppo aleggia sulla nostra Gioventù
La Grande Ombra della incomunicabilità
Nella mia Epoca descritta bene da Antonioni
Ora ancor di più tutti rincorrono il profitto economico
Perdendo di Vista gli Affetti Famigliari
Genitori che non sono più in grado di gestire l’emozioni dei propri figli dando un buon esempio
Ci sta sfuggendo di mano la Situazione
In un mondo che “predica” bene e razzola male
Dove sembra che la Libertà sia ha portata di mano
Siamo Prigionieri nel proprio Io non dichiarato
Di Menzogne Mascherate dal perbenismo
LILLI