Berlusconi condannato a 7 anni E adesso?
Berlusconi condannato a 7 anni, uno più di quello richiesto dall’accusa, e interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione, per costrizione e prostituzione minorile. Arriva la sentenza dei giudici milanesi, prevista e annunciata dallo stesso Berlusconi che, in una sua possibile assoluzione non ha mai creduto, neppure per un istante. Il suo avvocato, Niccolò Ghedini, lo dice senza mezzi termini: “fare processi a Milano è impossibile, sapevamo che avrebbero deciso per una pena superiore a quella richiesta”. E così è stato, per la gioia dei detrattori colpevolisti del Cavaliere e la rabbia dei suoi sostenitori innocentisti.
Comunque la pensiate tranquilli: non finisce qui. Anzi, si raddoppia, perché i giudici hanno anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura per valutare presunte false testimonianze rese da alcuni testimoni, leggi praticamente tutte le olgettine che saranno quindi chiamate a rispondere delle loro dichiarazioni rese nel corso del processo.
Fin qui la cronaca, giudiziaria, della giornata, e vi risparmio le dichiarazioni politiche che si sono susseguite tanto ve le riproporranno in tutte le salse e in tutti i modi. Fuori dagli studi dei vari talk si è già formata la coda dei politici che bramano il momento in cui potranno mostrare pubblicamente il loro amore/odio nei confronti di Berlusconi, il quale, a quanto pare, avrebbe anche lui manifestato la voglia di andare in tv a spiegare la sentenza agli italiani.
Quello che appare invece meno chiaro è il futuro del governo, e, di conseguenza, del nostro Paese. Già perché forse ai più distratti può essere sfuggito il fatto che il governo Letta, in realtà, è un governo Bersani/Epifani Berlusconi nel quale Enrico Letta ci mette la faccia, se vogliamo il sudore della fronte ma i voti provengono dagli schieramenti dei leader sopra citati e uno di questi, Berlusconi Silvio, è appena stato condannato non solo per aver fatto sesso con una minorenne (fatto di per sé già abbastanza grave) ma anche per averla costretta ed indotta a farlo per denaro, ossia a prostituirsi. Fermo restando che nel nostro Paese siamo tutti “presunti innocenti” fino al terzo grado di giudizio, ce n’è abbastanza per chiedersi se sia giusto invocare a gran voce le dimissioni di un ministro (la Idem) che ha evaso le tasse se il leader di un altro partito si trova sulle spalle una condanna del genere.
Due le strade praticabili: facciamo finta di nulla (magari con un gran gesto di Berlusconi che rinuncia ad ogni incarico politico a nomina reggente unico Alfano) e andiamo avanti nella speranza che finalmente il governo Letta cominci a varare quelle leggi che portino ad una ripresa economica (in primis l’abolizione dell’aumento dell’Iva) oppure andiamo subito a votare(previa modifica del sistema elettorale) e vediamo se, alla luce di quanto è accaduto oggi, gli italiani modificano la loro preferenza nelle urne. Nel primo caso il Pd (ma anche il Pdl, non ce ne voglia Alfano) finisce di suicidarsi (la Lega di Maroni alla vigilia della sentenza già parlava di sopravvivenza difficile per il governo in caso di condanna) nel secondo forse finiamo per guadagnarci. Solo un governo forte, autorevole, con davanti a sé la prospettiva di poter lavorare per anni senza la paura di ricatti e di dover sottostare a diktat può infatti ambire a risolvere la profonda crisi in cui l’Italia è precipitata: occupazionale ma anche dirigenziale, con una classe dirigente inefficiente, inefficace e spesso persino incapace che sta affondando anche quel poco di buono che il nostro Paese è oggi in grado di fare.
In effetti ci sarebbe anche una terza strada, ma fa talmente paura che per scaramanzia la accenno solamente. Un governo “tecnico” che ci porti a nuove elezioni entro un anno senza (possibilmente) portarci allo sfascio come ha fatto quello di Monti.
Nel frattempo non ci resta che sperare che qualunque cosa accada, accada subito. L’Italia è in ginocchio, di tempo da perdere non ce n’è più.
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